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Internet per curarsi




Internet, per curarsi. 5 milioni di italiani scelgono i siti web.




Lo rivela uno studio del Forum per la ricerca biomedica. Tra gli utenti non solo i malati: un quinto dei medici consulta la rete per aggiornarsi





Il web ha sempre più successo come consulente medico.




Lo evidenzia uno studio del Forum per la ricerca biomedica in collaborazione con il Censis, intitolata “Il web come consulente sanitario globale.




Molta competenza, qualche vetrina, alcuni rischi”, presentata ieri a Roma. Dalla ricerca risulta che oltre un quarto degli “internauti” italiani visita i siti dedicati ai temi della salute e della sanità: una tribù di circa 5 milioni di persone, composta di curiosi, malati e medici. Sono in particolare questi ultimi ad aver colpito l’attenzione del Forum.




Il fatto che il 21,1% dei dottori utilizzi internet per aggiornarsi, viene infatti ritenuto un indice di garanzia per l’attendibilità dei siti specialistici.




La “rete”, quindi, svolge ormai un ruolo di primo piano nell’informazione medica.




Recenti studi rilevano che ormai il 35% dei navigatori europei della “e-health” è costituito da persone direttamente coinvolte nella malattia, che cercano informazioni utili per sé stessi, per un familiare o un amico. Pur essendo generalmente attendibili, i siti presentano anche qualche rischio, evidenziato dalla ricerca: innanzitutto c’è un problema di trasparenza, nel senso che l’utente non viene informato sulla data di aggiornamento delle informazioni.




In un ambito in cui il ritmo della ricerca è tanto veloce, non è un fattore positivo il fatto che l’80% dei siti siano privi di data, per cui chi li consulta non si rende conto se si tratta di informazioni aggiornate oppure già “vecchie”. Il che rende tra l’atro difficile un confronto di attendibilità tra siti diversi.




E’ stato poi evidenziato un altro pericolo, che è quello di una conoscenza precaria, disorganica e superficiale di temi tanto complessi come quelli medici. E’ allarmante, in questo senso, il fatto che nell’11% dei casi ci si rivolga alla rete per avere informazioni su una malattia piuttosto che a un’enciclopedia medica o a una rivista specializzata. Se infatti internet è uno strumento apprezzabile per facilità di consultazione e tempestività, non si può pensare che possa sostituire in toto i canali di approfondimento tradizionali.




Tuo Quotidiano, n.123 del 13/07/2005
13/07/2005

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